The Unforgettables

Alexander (english version)

After dinner

3.0 cl (1 oz) Cognac
• 3.0 cl (1 oz) Créme de Cacao (brown)
• 3.0 cl (1 oz) Fresh cream
•Shake and strain into a chilled cocktail glass. Sprinkle with fresh ground nutmeg.

Americano (english version)

before dinner

3.0 cl (1 oz) Bitter Campari
• 3.0 cl (1 oz) Sweet Red Vermouth
•A splash of Soda water
•Mix the ingredients directly in old fashioned glass filled with ice cubes.

Angel Face (english version)

All day

3 cl (1 oz) Gin
• 3 cl (1 oz) Apricot brandy
• 3 cl (1 oz) Calvados
•Pour all ingredients into a shaker with ice. Shake. Strain into a cocktail glass.

Aviation

4,5 cl Gin (1 1/2 oz)
1,5 cl Maraschino (1/2 oz)
1,5 cl Succo di limone fresco (1/2 oz)
Procedimento: shakerare e servire in una coppetta a cocktail.

All day cocktail

Il primo volo dei Fratelli Wright del 17 Dicembre 1903, se rappresentava il primo successo del mezzo più pesante nell’aria, non nasceva dal nulla. In un periodo relativamente breve, si era passati dall’epoca delle mongolfiere ai veleggiamenti di Otto Lilienthal, fino ai primi modelli in scala di elicotteri (Enrico Forlanini), ed aerei (Samuel Pierpont Langley), volanti grazie a piccoli motori a vapori; per finire poi con i primi esperimenti con dirigibili alla fine dell’Ottocento.

Eppure non fu Leonardo Da Vinci l’unico visionario di questi eventi. Andando a ritroso nel tempo, Ruggero Bacone, filosofo, scienziato, teologo ed alchimista inglese, scrive nel 1200: « Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli » (Ruggero Bacone, De secretis operibus artis et naturae IV).

Between The Sheets

Versione 2011 e 2020

All Day Cocktail

3 cl Rum chiaro (1 oz)
3 cl Cognac (1 oz)
3 cl Triple Sec (1 oz)
2 cl Succo di limone fresco (3/4 oz)

Procedimento: versare tutti gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio. Shakerare e servire in una coppetta a cocktail.

“Tra le lenzuola” è il nome di questo drink molto diffuso tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tanto che fece parte della prima codificazione IBA del 1961, ma non in quelle successive. Il suo nome potrebbe alludere al fatto della sua forza calorica tanto alta da poter stendere facilmente.

Boulevardier

4,5 cl Bourbon o Rye whiskey (1 1/2 oz)

3 cl Bitter Campari (1 oz)

3 cl Vermouth rosso (1 oz)

Versare gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio, miscelare e servire. Guarnire con twist d’arancia.

BRANDY CRUSTA

5,25 cl (1 3/4 oz) Brandy
• 0,75 cl (1/4 oz) Maraschino Luxardo
• 1 bsp Curacao
• 1,5 cl (1/2 oz). Succo di limone
• 1 bsp Sciroppo di zucchero
• 2 Dash Boker’s bitter

Una volta mescolati tutti gli ingredienti con ghiaccio, filtrare in un sottile bicchiere da cocktail.
Passare una fetta di limone intorno al bordo del bicchiere ed immergerlo nello zucchero a velo. Arricciare con cura la scorza di limone all’interno del bicchiere.

Casino

2011 e 2020

All Day

4 cl ( 1 1/4 oz) Old Tom Gin
1 cl (1 oz) Maraschino
1 cl (1 oz) Succo di limone fresco
2 dashes Orange Bitter
Procedimento: versare tutti gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio e filtrare in una coppetta a cocktail. Guarnire con lemon twist e una ciliegia al maraschino.
Il Casinò compare nel celebre ricettario di Harry Craddock con questa ricetta:

2 spruzzate di Maraschino

2 spruzzate di Orange Bitters

2 spruzzate di succo di limone

1 bicchiere di Old Tom Gin

Mescolare bene e aggiungere una ciliegia.

Negli anni a seguire lo ritroviamo nella celebre codificazione dei 50 cocktail mondiali IBA, dove sostanzialmente rimane la stessa ed espressi in quarti:

3/4 Dry Gin

1/12 Orange Bitter

1/12 succo di limone

1/12 Maraschino

Preparare nello shaker e servire nella coppetta a cocktail, con ciliegina al Maraschino.

Il suo nome è legato al colore dell’oro e dei soldi. Infatti per “casino”, si intende solitamente (in architettura) un piccolo edificio o palazzina ad uso ricreativo (ad esempio: casino di caccia) un tempo presente nei giardini e parchi della grandi proprietà nobiliari.

Clover club

All Day Cocktail

4,5 cl ( 1 1/2 oz)Gin
1,5 (1/2 oz) cl Sciroppo di lampone
1,5 (1/2 oz) cl Succo di limone fresco
Alcune gocce di bianco d’uovo

Procedimento: versare tutti gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio e filtrare in una coppetta a cocktail.

Il Clover Club è un cocktail nato prima del Proibizionismo e fu dedicato al club per soli uomini di Filadelfia (che aveva lo stesso nome), che si trovava presso Bellevue Stratford-hotel. Questo club ha una lunga storia che risale agli anni Dieci e molti sono stati i grandi industriali iscritti. Jack Townsend nella sua Heyday descrive della popolarità del cocktail, anche se poi il Clover Club sarà un po’ dimenticato per via della complessità della preparazione e soprattutto per l’uso dell’albume d’uovo, non a tutti gradito. Tuttavia proprio l’uovo contribuirà a donare al drink quella simpatica schiumetta.

Daiquiri 2020

All day

6 cl (2 oz) Rum cubano bianco
2 cl (3/4 oz) Succo di lime fresco
2 bar spoon di zucchero fine
Procedimento: si prepara nello shaker e si serve in una coppetta a cocktail raffreddata.

Anche il Daiquiri, come altri cocktail, è apparso in tutte le codificazioni IBA, dal 1961 sino al 2020. La ricetta è stata variata di pochissimo e negli anni Ottanta comparve anche il Ron Bacardi come ingrediente principale, anziché un generico rum bianco. Questa del 2020 porta con sé importanti modifiche. Il rum cubano passa a 6 cl, il succo di lime a 2 cl e viene prepararo con aggiunta di zucchero fine (non più sciroppo).

Dry Martini

Before Dinner Cocktail

6 cl ( 2 oz) Gin
1 cl (1/4 oz) Dry Vermouth

Procedimento: si prepara nel mixing glass e si serve nella coppetta da cocktail, aggiungendo uno sprizzo di scorza di limone oppure un’oliva verde se richiesta.

Pare che questo cocktail sia stato ideato da un tale Martini, italiano nativo di Arma di Taggia (Impreria), intorno al 1910 presso il Knickerbocker Hotel di New York in onore di John D. Rockefeller.

Gin Fizz 2020

4,5 cl (1 1/2 oz) Gin
3 cl (1 oz) Succo di limone fresco
1 cl (1/4 oz) Sciroppo di zucchero
Soda water

Procedimento: shakerare gli ingredienti, tranne la soda water. Versare in un highball e colmare con soda.

Le origini del Gin Fizz si perdono lontane nei secoli: secondo alcuni la sua ricetta risale addirittura al 1750. Si tratta di una variante del Gin Tonic: quest’ultimo pare sia stato inventato da alcuni ufficiali della Marina inglese, che nel 1750, dopo le campagne coloniali, presero l’abitudine di utilizzare il Gin per combattere la febbre; da qui nacque il grande cocktail Gin tonic. (…)

John Collins 2020

4,5 cl (1 1/2 oz) Gin
3 cl (1 oz) Succo di limone fresco
1,5 cl (1/2 oz) Sciroppo di zucchero
6 cl (2 oz) Soda water

Procedimento: Versare gli ingredienti direttamente in un bicchiere highball con ghiaccio. Miscelare e guarnire con una fettina di limone e ciliegia al maraschino. Aggiungere una spruzzata di Angostura alla fine.
(Note: Usare Old Tom Gin per il Tom Collins)

Se vogliamo parlare del John Collins, prima bisognerà dire due parole sul suo “fratello” Tom. Il Tom Collins è un cocktail che fa parte della categoria Fizz, la cui base è “l’Old Tom Gin” (trattasi di una versione dolcificata precursore del London Dry Gin, di cui ne abbiamo parlato precedentemente nella scheda del Casinò) e viene servito con ghiaccio in bicchieri grandi, tipo tumbler (i cosiddetti highballs).

Last Word

2,25 cl (3/4 oz) Gin

2,25 cl (3/4 oz) Chartreuse verde

2,25 cl (3/4 oz) Maraschino

2,25 cl (3/4 oz) Succo di lime fresco

Shakerare gli ingredienti e servire in una coppetta a cocktail.

Manhattan

Before Dinner cocktail

5 cl (1 3/4 oz) Rye Whiskey
2 cl (3/4 oz) Vermouth rosso
2 gocce di Angostura Bitters
Procedimento: si prepara nel mixing glass con ghiaccio e si serve nella coppetta a cocktail, con una ciliegina al maraschino.

Il Manhattan, il cocktail della Grande Mela, è oggi uno dei più famosi cocktail a base di Whiskey. Grazie ai suoi ingredienti è un ottimo aperitivo. Secondo una tradizione popolare, pare che questo cocktail sia nato presso il Manhattan Club di New York City nel 1870: qui si svolgeva un ricevimento organizzato da Jennie Jerome (madre del Primo Ministro Winston Churchill) in onore del candidato presidenziale Samuel J. Tilden. Il successo del ricevimento si rifletté anche sul cocktail Manhattan, che divenne alla moda. Le cronache dell’epoca parlano del “Manhattan cocktail” come un mix di “American Whiskey, Italian Vermouth and Angostura bitters”.

Sulla scia del successo nacquero numerosi varianti di cocktail chiamati “Manhattan” e serviti nella zona di Manhattan. Infatti ancora oggi esistono innumerevoli versioni di questo cocktail.

Per esempio il Savoy Cocktail book di Harry Craddock presenta una versione definita dolce, dove gli ingredienti si equivalgono: ½ di Rye o Canadian Whiskey ed ½ di Vermouth italiano (sinonimo di Vermouth rosso). Nel 1948 David A. Embury nel suo The Fine Art of Mixing Drinks is, così presenta il cocktail:

The Manhattan

5 parts American Whiskey

1 part Italian (sweet) Vermouth

dash of Angostura bitters to each drink

Stir with ice, strain into a cocktail glass and serve garnish with a maraschino cherry.

Curiosità:

Il primo a parlare di New York come di un melo fu Edward S. Martin nel 1909 all’interno del suo libro The Wayfarer in New York e dice che lo stato di New York è come un melo con le radici nella valle del Mississipi e il frutto – la mela – nella città di New York.
Una decina di anni dopo cronisti sportivi di ippica parlarono del circuito ippico di New York come di una mela, definendolo come il più generoso per le vincite.

Negli anni a venire furono i musicisti jazz a paragonare New York alla grande mela, dicendo che se si suonava lontano dalla città, si suonava sui “rami”, invece suonare in città equivaleva a suonare nella “grande mela”.

Gli stessi quando suonavano nei locali jazz di Manhattan ricevevano come paga una grande mela rossa, quindi chiamavano Manhattan “big apple”.

Nel 1997 il sindaco Giuliani diede il nome al Big Apple Corner, all’incrocio tra la 54 West Street e Broadway, dove abitò a lungo John J. Fitzgerald.

Mary Pickford 2020

4,5 cl (1 1/2 oz) rum chiaro
0,75 cl (1/4 oz) Maraschino
4,5 cl (1 1/2 oz) succo d’ananas
0,75 cl (1/4 oz) sciroppo di granatina
Si prepara nello shaker e si serve in una coppetta a cocktail.

Hanky panky

4,5 cl (1 1/2 oz) London Dry gin
4,5 cl (1 1/2 oz) Vermouth rosso
0,75 cl (1/4 oz) Fernet Branca
Si prepara nel mixing glass e si serve in una coppetta a cocktail con scorzetta di arancia.

Martinez

4,5 cl (1 1/2 oz) Old Tom gin
4,5 cl (1 1/2 oz) Vermouth rosso
1 barspoon Maraschino Luxardo
2 dash Orange Bitters
Si prepara nel mixing glass e si serve in una coppetta a cocktail con twist di limone.

Monkey Gland 2020

4,5 cl (1 1/2 oz) gin

4,5 cl (1 1/2 oz) succo d’arancia

2 gocce di assenzio

2 gocce di granatina

Shakerare e filtrare in una coppetta a cocktail.

Il Monkey Gland fu creato nel 1920 dal barman Harry MacElhone, presso l’Harry’s New York Bar di Parigi. La ricetta fu ripresa da Harry Craddock che la pubblicò con questi ingredienti:

3 spruzzate di Assenzio

3 spruzzate di Granatina

1/3 succo d’arancia

2/3 Dry Gin

Shakerare e filtrare nel bicchiere da cocktail

I “testicoli di scimmia” (o anche ghiandole): è questa la traduzione letterale del Monkey Gland, un cocktail a base di Gin, succo d’arancia, assenzio e granatina. Il nome fa riferimento ad una tecnica messa a punto dal dottor Serge Voronoff negli anni Venti, che consisteva nell’innestare testicoli di scimmia nell’uomo per accrescere la longevità.

Serge Voronoff (Voronezh, 10 Luglio 1866 – Losanna, 3 Settembre 1951) è stato un chirurgo e sessuologo russo naturalizzato francese che, riprendendo gli esperimenti di endocrinologia dell’austriaco Eugen Steinach, divenne famoso negli anni Venti per il suo metodo di ringiovanimento maschile consistente nell’innesto di testicoli di scimmia.

Tale metodo diede qualche effetto positivo, ma di breve durata. Tuttavia Voronoff continuò ad essere considerato, dal grosso pubblico, come una specie di moderno mago depositario del segreto per ritardare la vecchiaia e ottenere la longevità.

Durante la Prima Guerra Mondiale diresse il reparto chirurgico di un ospedale russo in Italia, poi si trasferì a Ventimiglia nella villa Grimaldi da lui acquistata; qui condusse degli esperimenti fra le scimmie ed esseri umani: più precisamente furono trapiantati dei testicoli di scimmia nello scroto di essere umani in modo tale da impedire l’invecchiamento della cute e dell’organismo. Egli sostanzialmente cercava, attraverso questi esperimenti, di accrescere le potenzialità sessuali umane e di creare “l’elisir di lunga vita”. Leggenda narra che nel 1997 una strana figura dall’aspetto scimmiesco fu vista nelle vicinanze del boschetto di Ventimiglia; tutto ciò, compresi gli esperimenti sopracitati, furono approfonditi e discussi in una puntata del programma Mistero.

Negroni

Before Dinner Cocktail

3 cl (1 oz) Gin
3 cl (1 oz) Campari
3 cl (1 oz) Vermouth rosso
Procedimento: si prepara direttamente in un old fashioned con ghiaccio. Si mescola e si guarnisce, infine, con mezza fetta d’arancia.

Il Negroni è un cocktail molto alcolico e secondo la leggenda fu ideato a Firenze nel 1919-20 dal Conte Camillo Negroni. Il nobile Negroni era solito ordinare al barman del Caffè Casoni (un certo Angelo Tesauro, secondo altri autori però pare che fosse Fosco Scarselli) di Via de’ Tornabuoni un cocktail “Americano con un’aggiunta di gin”. In onore di questo Conte, gli fu dato il nome di Negroni: ovvero un cocktail Americano “alla maniera del Conte Negroni”. È uno dei cocktail aperitivi più famosi.

Cavalcando l’onda del successo, un imprenditore, certo Cavaliere Guglielmo Negroni, nato a Villanova sull’Arda vicino a Busseto nel 1889, ma non parente del conte Camillo, nel 1919 fondò a Treviso (TV), Italia, l’Industria Liquori Negroni, oggi denominata Distillerie Negroni e realizzò tra i vari prodotti l’omonimo Antico Negroni 1919.

Old Fashioned

Before Dinner Cocktail

4,5 cl (1 1/2 oz) Bourbon o Rye Whiskey
2 gocce di Angostura Bitter
1 zolletta di zucchero
Una spruzzata d’acqua

Procedimento: mettere la zolletta di zucchero nell’old fashioned ed aggiungere il bitter; così anche la spruzzata di acqua.

Pestare fino a che non si scioglie. Riempire il bicchiere con ghiaccio ed aggiungere Whisky.

Guarnire con fetta d’arancia e ciliegina da cocktail.

Il primo riferimento al cocktail Old Fashioned lo troviamo nel lontano 1880, al Pendennis Club, un club per gentiluomini (così si usava dire in quel tempo) situato in Louisville, nel Kentucky. La ricetta sicuramente è stata ideata dal barman del club e resa popolare da uno dei membri del club, il Colonnello James E. Pepper, che la diffuse al bar del Waldorf-Astoria Hotel di New York. Pepper era anche un distillatore di Whiskey e la sua distilleria oggi prende il nome di Labrot & Graham.

Negli anni Trenta Harry Craddock riporò la seguente ricetta dell’Old Fashioned nel suo ricettario:

1 zolletta di zucchero

2 spruzzate di Angostura Bitters

1 bicchiere di Rye o di Canadian Club Whisky

Mescolare lo zucchero e i Bitters, aggiungere un pezzo di ghiaccio, decorare con una scorza di limone strizzata e una fettina d’arancia e mescolare bene. Al posto del Rye Whisky si possono usare Brandy, Gin, Rum ecc.

L’Old Fashioned è il drink preferito di Don Draper, il personaggio principale della serie Mad Men, una serie televisiva andata in onda dal 2007 al 2015. Anche grazie a questa serie, l’Old Fashioned è tornato di moda.

Mad Men

Ambientata nella New York degli anni 1960, la serie tratteggia le vite di alcuni pubblicitari che lavorano per l’agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper (poi Sterling Cooper Draper Pryce, e infine Sterling Coopers & Partners) di Madison Avenue, concentrandosi in particolare sulle vicende del suo direttore creativo, Don Draper. L’ambientazione della serie ritrae i mutamenti sociali in atto negli Stati Uniti in quel determinato periodo storico: fra gli eventi citati nel corso delle varie stagioni, la campagna presidenziale che contrappose John Kennedy a Richard Nixon (1960), la crisi dei missili di Cuba (1962), l’assassinio di Kennedy (1963), le lotte per la conquista dei diritti civili degli afroamericani e il primo allunaggio.

Paradise

All Day Cocktail

3,5 cl (1 1/4 oz) Gin
2 cl (3/4 oz) Apricot Brandy
1,5 cl (1/2 oz) Succo d’arancia
Procedimento: si prepara nello shaker e si serve in una coppetta da cocktail ben fredda.

L’ingrediente che caratterizza questo cocktail “paradisiaco” è sicuramente l’Apricot Brandy shakerato con il succo d’arancia. Si tratta di un cocktail adatto a tutte le ore, anche se la precedente classificazione lo inseriva tra gli aperitivi. L’albicocca, elemento che spicca in questo cocktail, seppur usata con un distillato, è un ottimo frutto. È ricca di vitamina B, C, PP, ma soprattutto di carotenoidi, precursori della vitamina A. Due etti di albicocche fresche forniscono il 100% del fabbisogno di vitamina A di un adulto. La vitamina A protegge le superfici dell’organismo, interne ed esterne. La sua carenza provoca secchezza della pelle e delle mucose respiratorie, digerenti e urinarie. La sua carenza può portare alla facile rottura delle unghie, alla presenza di capelli fragili e opachi, a certe difficoltà nella cicatrizzazione delle ferite, addirittura ad un arresto nella crescita ed a un’aumentata fragilità ossea.

L’albicocca è apprezzata sia per la preparazione di liquori sia per ricavarne acquavite di frutta. Si ottiene un alcolato dalla distillazione effettuata generalmente in alambicco discontinuo del frutto o da un’infusione per macerazione del frutto in alcol.

Una delle prime ricette del Paradise fu quella di Harry Craddock che così la descrisse:

1 spruzzata di succo di limone

¼ succod’arancia

½ Gin

¼ Brandy all’albicocca

Shakerare bene e filtrare nel bicchiere da cocktail

La vecchia ricetta degli anni Ottanta era la seguente

2/4 Dry Gin

¼ Apricot Brandy

¼ Succo d’arancia

Si prepara nello shaker.

Planters punch 2020

4,5 cl ( 1 ½ oz) rum scuro
3 cl (1 oz) Rum light oppure Rum invecchiato

3 cl (1 oz) succo di limone fresco

3 cl (1 oz) sciroppo di miele2 cl

2 dash Angostura bitter

Splash di soda water

Si prepara nello shaker e si serve in tumbler. Guarnire con foglioline di menta.

Nella prima classificazione IBA troviamo il Planters (1/2 rum Jamaicano, ½ succo d’arancia fresco, 5 gocce di succo di limone fresco. Tecnica shake & strain). Dalla seconda codificazione (1987) verrà inserita questa variante (definita punch), molto più complessa delle precedenti per via dell’uso di succhi e sciroppi diversi. Inoltre sempre nel 1987 esisteva anche un’altra variante:

1 goccia di angostura bitters
1/10 sciroppo di granatina
3/10 succo di limone o lime
6/10 rum scuro
(soda water)
Si prepara direttamente nel bicchiere tumbler con ghiaccio.
Completare con soda water. Guarnire con fetta di limone e arancia.

Dalla successiva codificazione (1993) ci sarà solo una versione del cocktail. Nel 2020 sarà proposta una nuova ricetta.

Porto Flip

After Dinner Cocktail

1,5 cl (1/2 oz) Brandy
4,5 cl (1 1/2 oz) Porto rosso
1 cl rosso d’uovo
Procedimento: si prepara in uno shaker con ghiaccio, agitando energicamente e si serve in una coppetta a cocktail. Alla fine si aggiunge una grattugiata di noce moscata.

Probabilmente l’antenato di questo cocktail è il Port Wine Cocktail presentato in due versioni da Harry Craddock nel suo The Savoy Cocktail Book. La versione più somigliante a quella che conosciamo, è la seguente:

1 spruzzata di Brandy

1 bicchiere di Porto

Mescolare lentamente con ghiaccio e filtrare. Strizzare una scorza d’arancia in superficie.

Il Porto Flip fa parte di una categoria ben precisa di cocktails: i Flips. Sono short e medium drink, shakerati e serviti in coppetta da cocktail (o anche doppia coppetta), molto simili ad un’altra categoria: gli Egg nog. Si spolvera sempre con noce moscata in superficie.

Ramos Fizz

4,5 cl (1 1/2 oz) Gin
1,5 cl (1/2 oz) Succo di lime
1,5 cl (1/2 oz) Succo di limone fresco
3 cl (1 oz) Sciroppo di zucchero
6 cl (2 oz) Panna
1 bianco d’uovo
3 spruzzi di acqua di fiori d’arancio
2 gocce di estratto di Vaniglia
Soda water
Procedimento: versare tutti gli ingredienti (eccetto la soda) in un mixing glass, agitando per due minuti, senza ghiaccio; aggiungere ghiaccio e mescolare con forza per un altro minuto. Filtrare in un highball senza ghiaccio, colmare con soda.

Il Ramos Fizz presenta, tra i suoi ingredienti, alcuni particolari come l’acqua dei fiori d’arancio, l’estratto di vaniglia e il bianco d’uovo, che rendono estremamente interessante e profumato questo tipo di Fizz.

Da notare anche che molti barman utilizzano albume d’uovo liofilizzato a causa dei rischi per la salute che possono essere provocati dal consumo di uova crude. Se si usa invece l’uovo crudo, ha una sua ragione il fatto di non usare il ghiaccio nella prima miscelazione: infatti lo zucchero agisce come emulsionante, mentre l’alcool “cuoce” il bianco d’uovo.

L’ideatore del Ramos Fizz è stato Henry C. Ramos che ideò il drink nel 1888 nel suo bar, l’Imperial Cabinet Saloonin a Gravier Street, New Orleans, Louisiana. In origine era chiamato New Orleans Fizz ed è uno dei cocktail più famosi della città. Prima del Proibizionismo, il locale era celebre per avere oltre 20 barman in contemporanea, che si occupavano di preparare continuamente il Ramos Fizz. Durante il carnevale del 1915, furono 32 i barman a lavorare in contemporanea (da notare che il tempo di preparazione per una miscelazione corretta occorrente per questo cocktail è 12 minuti).

Il Roosevelt Hotel di New Orleans ha reso ancora di più popolare questo Fizz: nel Luglio del 1935, un barman inviato dal Roosevelt Hotel, Sam Guarino, si è trasferito al New Yorker Hotel di New York per insegnare ai loro barmen come realizzare il cocktail, alla maniera di New Orleans. Il gruppo Roosevelt Hotel ha brevettato la bevanda dal 1935.

Rusty Nail

After Dinner Cocktail

4,5 cl (1 1/2 oz) Scotch Whisky
2,5 cl (3/4 oz) Drambuie
Procedimento: si prepara direttamente un bicchiere tipo old fashioned con ghiaccio. Agitare delicatamente e guarnire con un twist di limone.

Letteralmente significa “chiodo arrugginito”; fece la sua comparsa negli Stati Uniti negli anni Sessanta. In origine si trattava solo di Scotch Whisky on the rocks, con una leggera correzione di Drambuie.

Comunque entrambi gli ingredienti di questo cocktails sono legati a doppio filo con la Scozia. Lo Scotch Whisky da una parte, mentre dall’altra si utilizza il Drambuie che è un liquore la cui ricetta è un mix di Whisky, miele… segreti e leggende. L’unica cosa certa di questo liquore è il suo collegamento alla figura del Principe Charles Edward Stuart che nel 1745, all’età di 25 anni arrivò sull’isola di Eriskay, in Scozia, per partecipare alla ribellione contro George I. Un anno dopo, la ribellione fallì e Charles, accompagnato suo malgrado da un imponente taglia sulla testa, fu costretto alla fuga, aiutato dai clan scozzesi che avevano partecipato alla guerra.

Il principe sfuggì alla cattura a lungo, aiutato soprattutto dal clan dei MacKinnon. Per sdebitarsi, il principe Stuart volle donare a John MacKinnon la ricetta del suo elisir segreto. Si dice infatti che il principe bevesse ogni giorno un sorso di una bevanda speciale che gli conferiva forza e buona salute, creata su commissione dal suo farmacista personale anni prima.

Sazerac

5 cl (1 3/4 oz) Cognac
1 cl (1/2 oz) Assenzio
1 zolletta di zucchero
2 gocce di Peychaud’s bitters

Procedimento: bagnare un old fashioned ghiacciato con l’assenzio, aggiungere ghiaccio tritato e metterlo da parte.

Mescolare gli altri ingredienti con ghiaccio e metterli da parte.

Eliminare il ghiaccio e l’assenzio in eccesso e filtrare il cocktail nel bicchiere. Aggiungere la scorza di limone per guarnire.

Nota: la ricetta originale è cambiato dopo la Guerra Civile americana, infatti il Whisky di segale sostituisce Cognac in quanto quest’ultimo era divenuto raro da trovare.

Tutto avviene nel 1949 e lo testimonia la foto in fondo dal titolo “1949, Storming at Sazerac Bar”. Decine di signore si affollano davanti la bancone del Sazerac Bar di New Orleans. A quell’epoca le donne non potevano entrare nei bar, tranne nel giorno di Carnevale.

Il 25 Settembre 1949 il Sazerac Bar, dopo una chiusura per rissa, riapre al Roosevelt Hotel e i manager del bar decidono di invitare anche le signore. Ed ecco la foto…

1949, Storming at Sazerac Bar

Il Sazerac è un “fossile” di cocktail, uno dei più vecchi in circolazione. Nel 2008 la Lousiana, con apposita legge, lo proclama “Cocktail della città”, riportando in auge la ricetta risalente al 1830.

Secondo gli storici, la ricetta nasce in una farmacia del quartiere francese, di proprietà di monsieur Antoine Peychaud. Egli ha l’abitudine di offrire ad amici e clienti una bevanda corroborante preparata con Cognac (o con un Brandy di produzione locale), mescolata con una sua miscela segreta composta da bitters, un goccio d’acqua ed un po’ di zucchero. Il cocktail viene proposto in un bicchiere particolare somigliante ad un portauovo chiamato coquette.

Il nome del Sazerac deriverebbe dal Sazerac-du-Forge et fils, ai tempi il Cognac più diffuso in città. Nel 1850 i vari barman propongono diverse versioni del drink, fino al 1872 quando la fillossera devasta i vigneti francesi e per un periodo di tempo la produzione del Cognac crolla. In questo modo, un certo Thomas Handy della Sazerac House, inizia a proporre un Sazerac con Rye Whiskey al posto del distillato francese e qualche goccia di assenzio.

Durante il Proibizionismo anche l’assenzio è bandito e verrà sostituito dall’Herbsaint, un liquore all”anice di produzione locale.

Ecco la ricetta tradizionale riportata da Haddy Craddock:

1 zolletta di zucchero

1 spruzzata di Angostura o Peychaud bitter

1 bicchiere di Rye o Canadian Club Whisky

Mescolare bene e versare in un altro bicchiere raffreddato, aggiungere una spruzzata di Assenzio e una scorza di limone strizzata.

Sidecar

All Day Cocktail

5 cl (1 3/4 oz) Cognac
2 cl (3/4 oz) Triple Sec
2 cl (3/4 oz) Succo di limone fresco
Procedimento: versare gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio. Shakerare e servire in una doppia coppetta da cocktail.

Il Sidecar è un cocktail molto vecchio a base di Cognac, Triple Sec e succo di limone. Harry Craddock ne parla già negli anni Trenta dandone questa ricetta:

¼ succo di limone

¼ Cointreau

½ Brandy

Shakerare bene e filtrare nel bicchiere da cocktail

Tuttavia l’origine certa del Sidecar non si conosce, anche se molti autori concordano sul fatto che sia stato inventato intorno alla fine della Prima Guerra Mondiale a Londra o a Parigi. Il Hotel Ritz Hotel di Parigi dichiara che il primo Sidecar sia stato ideato da loro. Le prime ricette compaiono nel 1922, nel testo ABC of Mixing Cocktails di Harry MacElhone e nel Cocktails and How to Mix Theme di Robert Vermeire. Inoltre questo drink farà parte dei sei cocktail fondamentali indicati da David A. Embury nel suo The Fine Art of Mixing Drinks.

Nella prima edizione del libro di MacElhone, questi cita come autore Pat MacGarry, un bartender molto famoso presso il Buck’s Club di Londra; ma nelle edizioni successive si autoproclama lui stesso inventore del drink. Dal canto suo Vermiere scrive: “Questo cocktail è molto popolare in Francia. È stato introdotto a Londra dal MacGarry, famoso bartender del Buck’s Club“.

Embury invece attribuisce l’invenzione del drink ad un capitano dell’esercito americano a Parigi durante la Prima Guerra Mondiale “e prende il nome dal sidecar, ovvero la motocicletta che ha condotto il capitano in un piccolo bistrot dove poi è nata la bevanda “. Forse quel famoso bistrot era l’Harry’s Bar di Parigi.

Di certo la storia è piuttosto plausibile: una corsa in un sidecar merita sicuramente una bevanda in grado di riscaldare i passeggeri, ma la maggior parte dei distillati in grado di dare una certa forza calorica venivano consumati solo dopo cena (Brandy, Whisky ecc.). Se invece si aggiunge un liquore come il Cointreau o Triple sec e si completa con succo di limone, allora il cocktail, nelle intenzioni del famoso capitano, poteva servire anche da aperitivo.

Sia MacElhone, sia Vermiere proposero la ricetta con il Cognac, il Cointreau e succo di limone in parti uguali e venne definita come ricetta di “scuola francese”. Più tardi, Harry Craddock diede vita al Sidecar di “scuola inglese”, modificando la ricetta (che abbiamo riportato sopra), e sostituendo il Brandy al Cognac.

Stinger

After Dinner Cocktail

5 cl (1 3/4 oz) Cognac
2 cl (3/4 oz) Crema di Menta bianca
Procedimento: versare gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio. Mescolare e servire in una coppetta da cocktail.

Lo Stinger è un cocktail che punge (non a caso oggi è sinonimo di missile terra aria). La ricetta classica proposta da Harry Craddock era a base di Brandy (precisamente ¼ di Crema di menta bianca e ¾ di Brandy) e si preparava nello shaker (possibilmente di tipo francese). Curiosamente nell’ultima codificazione IBA il cocktail viene mescolato nel mixing glass.

Le origini di questo cocktail non sono chiare, ma è citato in diversi ricettari sin da Ideal Bartender di Tom Bullock, pubblicato nel 1917. Miscelando invece Crema di menta verde con il Brandy, abbiamo un altro cocktail: Green Hornet.

Durante il periodo in cui ha goduto della massima popolarità, è stato considerato il “bicchierino” ideale per accompagnare una notte a New York. Nel 1957 il film Kiss Them For Me (con Cary Grant, in italiano Baciala per me) in diverse scene lo Stinger fa capolino, sorseggiato dai protagonisti. Tre anni dopo, nel 1960, avviene la stessa cosa anche nel film The Apartment con Jack Lemmon e Shirley MacLaine. E anche in Gorky Park (il film), il detective Arkady Renko si riferisce allo Stinger come “drink da puttane”.

Tuxedo

3 cl (1 oz) Old Tom Gin
3 cl (1 oz) Vermouth Dry
1/2 bar spoon Maraschino
1/4 bar spoon Assenzio
3 gocce di Orange Bitters

Procedimento: mescolare tutti gli ingredienti con ghiaccio e filtrare in una coppetta a cocktail. Guarnire con ciliegina per cocktail e scorzetta di limone.

Il cocktail Tuxedo lo troviamo citato per la prima volta nel Bartender’s Manual di Harry Johnson, del 1882. Anni dopo, Harry Craddock cita due ricette nel suo libro, ma sostituisce il Dry Gin al posto dell’Old Tom Gin, probabilmente per il fatto che i gusti delle persone richiedevano sempre di più cocktails secchi e meno dolci (oppure per la difficile reperibilità dell’Old Tom Gin).

Tuxedo è sinonimo di smoking, il tipico abito completo da uomo.

Viene indossato esclusivamente di sera, vale a dire per tutte le occasioni che hanno inizio dopo le ore 18. Se indossato prima, è considerato un grave errore di stile, imperdonabile di mattina. Viene sfoggiato per il cenone di San Silvestro, nelle serate di gala e alle seconde teatrali (o anche alle prime teatrali se non si dispone del frac), dove viene indossato dal pubblico della platea e dei palchi, mentre per il loggione si usa l’abito scuro da sera con cravatta di seta elegante. Sempre per le rappresentazioni teatrali è l’abito d’uso per i professori d’orchestra quando non abbiano il frac. Lo s’indossa anche nei casinò. Non essendo un abito da cerimonia, è inappropriato portarlo ai matrimoni (per i quali si può usare il tight) o altre cerimonie, meno che mai diurne.

Vieux Carré

3 cl (1 oz) Rye Whisky
3 cl (1 oz) Cognac
3 cl (1 oz) Vermouth Rosso
1 Barspoon Bénédictine
2 Gocce di Peychaud’s bitter

Versare gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio. Miscelare e servire in un old fashioned con ghiaccio. Guarnire con scorzetta di arancia e ciliegia al maraschino.

Whiskey Sour

4,5 cl (1 1/2 oz) Bourbon Whiskey
3 cl (1 oz) Succo di limone fresco
1,5 cl (1/2 oz) Sciroppo di zucchero
Albume d’uovo (facoltativo)

Procedimento: si prepara nello shaker, agitandolo vigorosamente per far amalgamare bene anche il bianco d’uovo. Si può servire sia in un bicchiere tipo cobbler, sia in un old fashioned riempito di ghiaccio e guarnendo, infine, con mezza fetta d’arancia e una ciliegina al maraschino.

Questo cocktail fa parte della famiglia dei sours, i quali sono caratterizzati dal gusto acidulo del limone che si fonda con un distillato come il Whiskey. Il Whiskey non è l’unico distillato che si può usare: vi sono infatti anche i Brandy sour, i Gin sour, Apricot sour ecc). Come base, oltre ai distillati si possono usare anche i liquori, avendo l’accortezza però, in questo caso, di abbassare il dosaggio dello sciroppo di zucchero.

I sours fanno la prima comparsa nel lontano 1862, nel libro di Jerry Thomas, dal titolo How to mix drinks. I sours di solito sono formati da una base di distillato (in questo caso il Whiskey) succo di limone (o lime) ed un componente dolcificante (liquori come il Triple Sec o anche succhi).

White Lady

4 cl (1 1/4 oz) Gin
3 cl (1 oz) Triple Sec
2 cl (3/4 oz) Succo di limone fresco
Procedimento: versare gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio. Shakerare e servire in una doppia coppetta da cocktail.

Il cocktail White Lady (conosciuto anche come Delilah, Chelsea Side-car e Lillian Forever) è praticamente un cocktail Sidecar preparato sostituendo il Gin al Brandy. Spesso presenta anche degli altri ingredienti, come albume d’uovo, zucchero e panna.

Ancora non è chiaro chi è stato ad inventare questo cocktail. Le opinioni prevalenti sono due: secondo alcuni è stato Harry MacElhone nel 1919 al Ciro’s di Londra. Pare che abbia utilizzato originariamente Crema di Menta, sostituendola poi con Gin quando è andato all’Harry’s Bar New York Bar di Parigi, 1929.

Harry Craddock nel suo celebre ricettario, presenta la seguente ricetta:

¼ succo di limone

¼ Cointreau

½ Dry Gin

Shakerare bene e filtrare nel bicchiere da cocktail.

Joe Gilmore, ex capo barman ex capo al Savoy, più tardi affermerà che questo drink è il preferito della celebre coppia di comici Stanlio & Ollio .

Il White Lady trova anche una citazione nel thriller Lo specchio delle Spie, di John le Carré (1965) dove la protagonista Fred Leiser invita le altre spie a provare questo cocktail.